SULMONA – Ecografie per la fecondazione assistita solo due volte a settimana nell’ospedale di Sulmona. Per questo è scoppiata la protesta oggi, dopo la decisione dei vertici sanitari di stabilire dei giorni prefissati nell’ambulatorio di Ostetricia e ginecologia al primo piano dell’ala vecchia per gli esami propedeutici alla fecondazione assistita.
Impianti di ovuli propri (fecondazione omologa) o di altre donne presi da istituti specializzati (fecondazione eterologa), che già non vengono effettuati all’ospedale di Sulmona, ma che vengono svolti in strutture specializzate, in maggioranza private e a costi molto elevati.
Un momento delicato e molto impegnativo, dunque, per le donne che decidono di intraprendere questo percorso anche per le terapie ormonali a cui devono sottoporsi e per lo stress legato alla crescita o meno dell’endometrio, che dovrà poi ospitare l’impianto con l’ovulo fecondato. Terapie molto precise, con medicine, pillole, pomate e siringhe sottocutanee che devono rispettare date e orari non modificabili e assecondare la natura che fa il suo corso, senza preoccuparsi di assurdi limiti imposti non dal buon senso. Così come i monitoraggi dell’endometrio, che devono avvenire dopo un tot di giorni dalla terapia ormonale, che segue l’ultimo ciclo mestruale. E non i giorni stabiliti dall’ospedale di Sulmona per i monitoraggi. Cioè il mercoledì e il venerdì.
Per questo una paziente è andata oggi su tutte le furie quando si è vista rispondere che il monitoraggio follicolare che aveva già pagato al Cup doveva essere rinviato a mercoledì o a venerdì.
Il tutto senza alcun avviso o preavviso in un ambulatorio peraltro che fa di queste cose la sua stessa identità.
”Il mese scorso ho fatto lo stesso esame con la semplice impegnativa del Cup senza alcuna prenotazione perché non sarebbe possibile combinare i tempi lunghissimi delle liste di attesa con quelli del ciclo ormonale – racconta la ragazza a Rete.tv – ho spiegato la situazione alla ginecologa e all’infermiera che erano presenti e non solo mi hanno dato ragione su tutto, facendomi l’ecografia, ma quando gli ho detto che ero pronta a rivolgermi ai carabinieri non hanno potuto eccepire nulla. Fortunatamente non è stato necessario, ma mi chiedo come si faccia a non capire che un esame di routine di questo tipo non possa seguire giorni prestabiliti”.
Al quesito della paziente noi aggiungiamo un’altra domanda: “come si pretende di salvare il punto nascita dell’ospedale di Sulmona e convincere le donne a partorire qui, se non vengono facilitate nemmeno negli esami di routine che precedono la fecondazione?”.
Auguri e figli intelligenti, che non fissano solo due giorni a settimana per l’ecografie pre fecondazione.