SULMONA – Sarebbero stati coinvolti con miNacce e intimidazioni anche i vertici della Spumador (Medibev – Refresco)– che ha una delle sue sedi in città – nella maxi inchiesta che ha messo in luce una fitta rete della Ndrangheta.
Un’indagine che attraversa tutti i settori di business delle cosche calabresi in Lombardia: dalla droga al traffico d’armi con la Svizzera, passando per frodi fiscali, estorsioni, politica, investimenti nella ristorazione, nel facchinaggio e nel controllo dei trasporti per conto del colosso del beverage Spumador di Caslino al Piano (Como), con uno degli stabilimenti di produzione a Sulmona.
Con un’operazione coordinata da tre procure nazionali Antimafia, quella di Reggio Calabria, di Milano e Firenze, gli investigatori della Polizia hanno disarticolato una pericolosa associazione che vedeva al vertice la cosca della piana di Gioia Tauro attiva in diverse regioni Italiane e con contatti internazionali.
Estorsioni, droga, usura, minacce e infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle aziende fra Como e Varese.
Attilio Salerni, col fratello Antonio, entrambi fermati, sono accusati di essere i presunti esecutori materiali «di violenze e minacce nei confronti dei dirigenti» della Spumador spa. Attraverso le intimidazioni avrebbero acquisito «il controllo e la gestione delle commesse di trasporto “conto terzi”» della Spumador «per il tramite di Sea Trasporti».
Il tutto con un «cartello» di imprese insieme con le famiglie Palmieri e Stillitano» per oltre 1.1 milioni di euro dal 2015 al 2019. La concorrenza viene spazzata via. Dalle indagini emergono anche particolari che raccontano molto del radicamento delle cosche sul territorio. Agenti della Mobile vengono aggrediti e schiaffeggiati da Antonio Salerni durante un appostamento. Vengono scambiati per «calabresi» concorrenti: «Scendi dalla macchina, ti taglio la testa. Tu sei calabrese? Questo è territorio dei Piromalli, sei venuto ella tana del lupo». O come quando a Bulgarograsso viene impedita l’apertura di un distributore di gasolio.