Green pass, cosa succede da domani nei luoghi di lavoro

SULMONA – Da domani 15 ottobre e fino al 31 dicembre quando è prevista la scadenza dello stato d’emergenza, la certificazione verde diventa obbligatoria in tutti i luoghi di lavoro e andrà ad incidere direttamente sulla vita di 23 milioni di italiani, di cui 14 milioni e 700mila impiegati nel settore privato. L’obbligo riguarda tutti i lavoratori: i privati; il personale delle amministrazioni pubbliche; il personale di autorità indipendenti, Consob, Covip, Banca d’Italia, enti pubblici economici e organi costituzionali. Il vincolo vale anche per i titolari di cariche elettive o di cariche istituzionali di vertice. L’obbligo è esteso ai soggetti, anche esterni, che svolgono a qualsiasi titolo la propria attività lavorativa o formativa presso le pubbliche amministrazioni.

Lavoratori privati

Per quanto riguarda i lavoratori privati, sono tenuti a possedere e ad esibire su richiesta i certificati verdi per accedere ai luoghi di lavoro. Per gli artigiani (idraulico, elettricista etc), i padroni di casa non hanno l’obbligo del controllo perché non sono datori di lavoro, ma e è loro facoltà chiedere l’esibizione del lasciapassare. Per colf e badanti, i datori di lavoro hanno invece l’obbligo di verificarlo. Parrucchieri ed estetisti e gli altri operatori dei servizi alla persona non dovranno controllare il green pass dei propri clienti. Il titolare dell’attività deve controllare il pass dei propri eventuali dipendenti ma non deve richiederlo ai clienti, né questi ultimi sono tenuti a chiederlo a chi svolge l’attività lavorativa in questione.

I controlli e le multe

Al datore di lavoro spetta organizzarsi per i controlli, entro venerdì 15 ottobre, pena una multa tra i 400 e i 1.000 euro. Ogni amministrazione/azienda è autonoma nell’organizzare i controlli, anche a campione, ma almeno per il 20% dei dipendenti, prevedendo prioritariamente, ove possibile, che tali controlli siano effettuati al momento dell’accesso ai luoghi di lavoro e individuano con atto formale i soggetti incaricati dell’accertamento delle violazioni. È opportuno utilizzare modalità di accertamento che non determinino ritardi o code all’ingresso. Il lavoratore, pubblico o privato, è considerato assente ingiustificato senza diritto allo stipendio fino alla presentazione del pass. Le sanzioni per chi va al lavoro senza pass vanno da 600 a 1.500 euro, più quelle “disciplinari” dei “contratti collettivi di settore”. Si perde ogni altra componente della retribuzione, anche previdenziale, con carattere fisso e continuativo, accessorio o indennitario. I giorni di assenza non concorrono alla maturazione delle ferie e comportano la perdita della relativa anzianità.

Senza green pass si può lavorare in smart working?

Il personale privo di certificazione verde non ha diritto di svolgere la propria prestazione in smart working per ovviare alla mancanza del green pass. Inoltre, dal 15 ottobre 2021 la modalità di svolgimento della prestazione lavorativa nelle pubbliche amministrazioni sarà di regola quella in presenza. La gestione del green pass riguardo allo smart working resta ancora da capire, anche se la linea del governo sembra essere chiara: la mancanza di certificazione non può trasformarsi in un diritto a lavorare da remoto. Tuttavia, secondo fonti di Palazzo Chigi, se per esigenze di ufficio il datore di lavoro chiede al dipendente di lavorare in smart working, il green pass non è richiesto. Il certificato, infatti, non serve per lavorare ma solo per accedere al luogo di lavoro.

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