SULMONA – “Ribadita, ove ve ne fosse bisogno, la piena condivisione delle dichiarate finalità della estrema forma di protesta attuata dalla Collega Bianchi, resta il dissenso, e non potrebbe essere diversamente, su tempi, luoghi e modalità di tale protesta, poiché avviata e portata avanti in modo del tutto autonomo, senza alcuna previa comunicazione e concertazione con l’Ordine Forense e con l’Assemblea degli Avvocati che, già programmata la scorsa settimana, si svolgerà domani mattina”.
Non usa mezzi termini Luca Tirabassi, presidente dell’Ordine degli avvocati di Sulmona, nel prendere le distanze dall’ennesima forma di protesta della consigliera comunale e collega Elisabetta Bianchi, al quarto giorno di sciopero della fame in difesa del tribunale (come già fece anni fa).
“Rinnovo, pertanto, l’invito, già reiteratamente ed in ogni modo rivolto alla Collega Bianchi, a voler desistere, quanto prima, da una protesta che rischia di compromettere in modo grave la sua salute, esortandola a condividere e sostenere le iniziative che, anche in queste ultime ore, sono state assunte in sede parlamentare per la salvaguardia dei 4 Tribunali sub provinciali abruzzesi (Sulmona, Avezzano, Lanciano e Vasto) ed eventualmente le altre ed ulteriori che dovessero essere deliberate in sede assembleare – continua Tirabassi – Bisogna restare tutti uniti e coesi, nel rispetto delle regole democratiche e delle Istituzioni rappresentative Forensi, perché solo in questo modo continueremo ad avere la forza e la credibilità necessarie per rivendicare, in ogni sede, la permanenza del Tribunale, a tutela degli interessi e delle istanze dei cittadini e delle imprese che vivono e operano nel nostro territorio e contro la ottusa ostinazione di quanti perseverano nell’insensato e deleterio obiettivo di eliminare la giustizia di prossimità, rendendo più costosa ed inefficiente quella cd. accentrata”.
Ieri, intanto, dopo che la vigilanza del tribunale era stata sospesa dal Procuratore generale per cause di forza maggiore, l’Ordine forense ha riaperto la porta del Consiglio dell’ordine (ente pubblico i cui locali non possono essere lasciati incustoditi), consentendo alla Bianchi di avere una via di uscita.