Tribunale, la proroga sfuma nella notte come prevedibile e la protesta si fa simbolica

SULMONA – Una quindicina di sindaci in fascia tricolore, il presidente della Provincia, la senatrice Gabriella Di Girolamo, la consigliera regionale Marianna Scoccia, i sindacati e il vescovo Michele Fusco e un po’ di avvocati. Non la folla delle grandi occasioni e rischio assembramento totalmente scongiurato stamattina davanti a palazzo Capograssi per la manifestazione simbolica contro la chiusura, in fotocopia anche ad Avezzano, Vasto, Lanciano. Talmente simbolica da non richiamare nemmeno la maggioranza dei sindaci della giurisdizione (36 Comuni)  né consiglieri regionali o parlamentari. Talmente simbolica da diventare ormai un’abitudine quella della lotta per il mantenimento del tribunale, condannato a morte dalla legge delega del 2011. Dieci anni in cui la politica non è riuscita ad andare oltre deroghe (concesse per il terremoto) e proroghe arrivate in extremis. Ora, come allora però, ci si continua ad affidare alla politica per tutelare il diritto alla giustizia in virtù delle sempre valide questioni orografiche del territorio, che in dieci anni con uno spopolamento piuttosto spinto sono andate peggiorando. Così come si è sciolta come neve al sole la questione del risparmio della spesa legata alla chiusura.

Ora, dopo la bocciatura di questa notte degli emendamenti dei parlamentari abruzzesi, che avevano presentato una proroga al 2024 rendendola già irricevibile all’interno di proroghe d’urgenza e per brevi periodi, si dovranno capire le intenzioni del governo Draghi.

Da parte sua il tribunale sulmonese ha tutte le carte in regola per restare in vita e diventare un esempio per gli altri tribunali cosiddetti minori.

Palazzo Capograssi è stato, infatti, fra i primi in Italia ad attivare l’informatizzazione delle cause civili, attraverso il processo telematico, che ha concesso la riduzione del contenzioso. In sostanza, grazie all’innovazione tecnologica sono state smaltite molte più pratiche contemporaneamente, riuscendo a definire più velocemente le cause in corso. Un caso pilota e di studio per gli altri tribunali italiani, grazie anche alla “rivoluzione” avviata dall’ex presidente Giorgio Di Benedetto, che si è circondato di sei giudici molto giovani. Resta un punto dolente, invece, quello della pianta organica degli amministrativi, ferma a 21 su 33 previsti e a solo la metà dei funzionari giudiziari (quattro su otto), con un sotto organico del 36 per cento. Nonostante queste carenze, che allungano i tempi, il tribunale continua a vantare medie altissime di definizione dei procedimenti, con l’intera digitalizzazione del settore civile e – caso unico in Italia – le udienze in triplo schermo (giudice, avvocati e cancelliere). Le pendenze dei dibattimenti penali sono state ridotte del 51%; quelle del processo civile del 31% e quelle del contenzioso ordinario del 41%. Nonostante il ministero – in contrasto con la legge – non rispetti il turn over del personale amministrativo, fiaccando dalla base i tribunali condannati a chiusura.
Palazzo Capograssi ha un ambito di 70mila abitanti, che lo piazza al quarto posto fra gli otto della regione per estensione e al secondo in Italia per altitudine media. Sono 36 i Comuni della giurisdizione, distanti fino a 121 chilometri dal tribunale dell’Aquila, con tempi di percorrenza da 46 minuti a quasi tre ore.
I più preoccupati per la chiusura restano avvocati, commercianti, periti e liberi professionisti che ruotano attorno al Tribunale e al suo indotto stimato in circa 8 milioni di euro.

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