SULMONA – Il sulmonese Gabriele Gravina è stato confermato alla guida della Federcalcio per i prossimi 4 anni. L’elezione, alla fine dell’assemblea alla quale hanno partecipato 266 delegati su 277 in rappresentanza delle quattro leghe e delle componenti federali, ha premiato il presidente uscente con 369,84 voti pari al 73,45 per cento. Una vittoria schiacciante. Sibilia torna a casa con il 26,25 per cento.
Gravina, nel discorso di presentazione della propria candidatura, ha ricordato gli obiettivi raggiunti e le partite da giocare «con la testa e con il cuore. Tante cose le abbiamo fatte, ma ora c’è il secondo tempo: bisogna vincere la sfida per il futuro. Ho lavorato per rispettare il programma e adesso lo farò per mettere in pratica quello nuovo. A cominciare dalla sostenibilità dei club e dalla riforma di qualità dei campionati. La crisi dell’ultimo anno, per colpa della pandemia, deve darci la spinta per cambiare passo. Dobbiamo vincere attaccando e non giocando per il pareggio».
Ora Gravina dovrà rispondere alle esigenze dei suoi alleati. Dal Pino, presidente della A, chiede che la sua Lega possa avere un peso maggiore. E punta, con decisione, sul rinnovamento degli impianti sportivi. Giovanni Malagò, presidente del Coni, al quale Gravina ha promesso il voto alle elezioni del 13 maggio, dopo tante liti tende la mano: «Non ci può essere un grande Coni senza una grande Federcalcio ma il discorso si può anche rovesciare. Bisogna fare squadra, coinvolgendo il governo. Sono convinto che se non porteremo a casa l’organizzazione di un Mondiale, di un Europeo o di un’Olimpiade estiva, non risolveremo mai il nodo cruciale degli impianti. Io sono disponibile a fare la mia parte».
Lo sconfitto, Cosimo Sibilia, nel suo discorso molto accorato ha ricordato l’esistenza dell’ormai famoso accordo di successione, ripercorrendo le tappe di quei momenti complicati: «E se qualcuno mi vuole smentire si alzi ora la mano e lo dica». Non si è alzato nessuno, ma l’urna ha bocciato il presidente dei Dilettanti. Nel prossimo Consiglio federale quasi certamente non sarà più vicario, poltrona che potrebbe finire a Paolo Dal Pino.