Migranti positivi a Pettorano, infuria la polemica: il sindaco bacchetta la Regione

PETTORANO – Mentre la Lega locale ha organizzato per oggi a Ponte d’Arce una manifestazione contro chi ha fatto arrivare i migranti positivi nel centro di accoglienza di Pettorano, il partito del Carroccio a livello regionale piomba in un silenzio ‘assordante’.

Ne è convinto il sindaco Pasquale Franciosa, che in una lettera al presidente della Regione, Marco Marsilio, al presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri e ai rappresentanti della Lega, Antonietta La Porta, Luigi D’Eramo e Nicola Di Simone, sottolinea l’assoluta mancanza di un gesto di solidarietà e di vicinanza verso la comunità di Pettorano e la sua amministrazione comunale. “I due centri di accoglienza esistono da anni – spiega il sindaco – e hanno visto l’avvicendarsi di ben quattro governi nazionali (Renzi, Gentiloni, Conte 1 e Conte 2) e di altrettanti ministri degli Interni, cosa è cambiato nei quattro anni? In questi giorni di profonda e giustificata apprensione da parte della nostra comunità nessuno di voi ha speso una parola di rassicurazione che potesse alleviare le nostre preoccupazioni. Vi ringrazio per la considerazione, stima e vicinanza che mi avete riservato e tolgo il disturbo”- sbotta Franciosa che ha chiesto se la Regione, a maggioranza governata dalla Lega, ha potere di impedire l’accesso dei migranti in Abruzzo. Il caso di Ponte d’Arce assume quindi dei connotati politici.

Per il Pd di Sulmona “la situazione, seppur tranquilla, non deve assolutamente esser certamente sottovalutata, ma ciò che ci interessa sottolineare ora è questo: non possiamo arrenderci a questo modo di fare politica consistente nel trovare un nemico su cui accanirsi, nemico, guarda caso, individuato come sempre in chi è più debole”.
Per il movimento de le Sardine “il problema, per carità, è certo complesso, e sarebbe davvero stolto rintanarsi nell’accoglienza senza se e senza ma ed ignorare gli errori che, certo, sono stati fatti, innanzitutto da chi poteva e doveva impedire che dei poveri cristi, dopo un viaggio d’inferno, venissero in tutta fretta smistati senza i dovuti controlli su tutto il territorio nazionale, comodi ‘untori’ da additare al pubblico dileggio da parte di chi, evidentemente, non vedeva l’ora di tornare a sventolare come clava la bandiera dell’italianità”.

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