SULMONA – I sindaci non ci stanno e vanno avanti con le ordinanze anti Covid-19 che blindano la Valle Peligna e che ieri sono state “bocciate“ dal prefetto.
“In questo periodo siamo sommersi di decreti e ordinanze a volte difficili da interpretare e applicare, credo però che debba emergere in maniera puntuale che oggi non si può contare sul buonsenso dei singoli e deve prevalere il bene collettivo – incalza il sindaco di Sulmona Annamaria Casini – è su tale principio che, tutti insieme, i sindaci della Valle Peligna hanno concordato ed emesso un’ordinanza con l’obiettivo di tutelare la salute dei cittadini e scongiurare possibili contagi da COVID19 .
La Valle Peligna va protetta, proprio mentre intorno a noi i casi aumentano, per evitare che gli asintomatici possano propagare il contagio.
La nostra ordinanza e’ inefficace? Non credo.
Oggi occorre comunque guardare alla sostanza delle cose ed è per questo che chiedo un sacrificio ulteriore e decisivo ai cittadini di Sulmona fino al 3 aprile per preservare i nostri territori”. Annuncia battaglia anche il sindaco di Prezza, Marianna Scoccia.
“Anche se è un peccato quando lo Stato cerca di smentire il lavoro dei sindaci – premette – io non mi abbatto. Abbiamo appreso dai giornali il comunicato stampa della Prefettura che rende inefficaci le ordinanze sindacali relative all’attività motoria… a fatica conto fino a 10! Noi sindaci ce la stiamo mettendo tutta per tutelare la popolazione di un territorio rimasto, per ora, immune da questo maledettissimo virus. Andiamo avanti certi che faremo di tutto pur di tutelare i nostri cittadini”.
Rilancia la validità delle ordinanze anche il sindaco di Pratola Antonella Di Nino.
“Abbiamo agito di concerto e nel solo interesse dei nostri concittadini – spiega – Prima di noi lo avevano fatto altri Sindaci. E lo ha fatto anche il Governatore della Lombardia in modo ancora più restrittivo. Lo abbiamo fatto perché noi ce la stiamo mettendo tutta per evitare che questo maledetto virus arrivi nella nostra Valle. E non è difficile comprenderlo: non siamo la Lombardia dove la risposta sanitaria è stata forte e nonostante tutto in crisi; noi abbiamo già una crisi ed una disoccupazione senza eguali ed il nostro Ospedale deve rimanere un Ospedale NO COVID (nonostante oggi abbia già un cittadino positivo ricoverato nell’unico posto disponibile). Non ce lo possiamo permettere, non possiamo consentire la diffusione. Lo vogliamo capire o no?”.