SULMONA – Il tribunale presenta un atto di pignoramento al Comune per quasi 431mila euro. La somma cospicua arriva dalla causa ormai terminata con la S.G Costruzioni che nel lontano 2000 fece delle migliorie sul progetto coperto di Santa Chiara. Integrazioni che la ditta quantificò in più di 600mila euro e che il Comune non volle riconoscere all’epoca. La società così intento una causa.
Alla sentenza di primo grado l’Amministrazione comunale presentò ricorso alla Corte d’Appello de L’Aquila che, in parziale riforma della sentenza di primo grado, ha condannato il Comune al pagamento, in favore della Costruzioni S.G., della somma di €. 601.135,42 attualizzata alla data del 30.09.2011, oltre interessi legali.
Tale sentenza è divenuta esecutiva il giorno 11.05.2019 ed il 20.05.2019 è stato notificato l’atto di precetto con il quale si intimava al comune di provvedere al pagamento di €. 430.861,63 oltre interessi e spese pari alla differenza tra i 601.135,42 euro ed €. 213 776,40 già versate dopo il 1° grado di giudizio .
Gaetano Pagone e Maria Luisa Fabiilli, nel 2000 da consiglieri comunali presentarono un’interpellanza per sollevare il problema e ora non escludono di rivolgersi alla Corte dei Conti per il danno erariale subito dalla collettività.
“Diverse furono le sollecitazioni verbali agli Uffici preposti e agli Amministratori comunali al fine di ricondurre i lavori ad un corretto iter amministrativo” spiegano Pagone e Fabiilli in una lettera aperta “L’Amministrazione frappose un muro tra il loro modus operandi e le nostre legittime osservazioni. Questo stato di cose ci costrinse a rendere noto ciò che stava accadendo all’Autorità dei lavori Pubblici che, sostanzialmente, dette ragione ai nostri rilievi. Era necessario rimediare agli errori che, come da noi previsto, erano forieri di riserve onerose da parte dell’impresa appaltatrice. Nessuna iniziativa fu presa” rimarcano “non ci si preoccupò di condurre una transazione con l’impresa per limitare i danni economici che si stavano procurando. Era ed è purtroppo abitudine, nell’attuale regime politico, dissentire alle osservazioni delle minoranze spesso denigrando il loro operato. Nel caso che stiamo trattando non si tenne conto neppure dell’illuminante parere fornito dall’Autorità”.