SULMONA (Ore 12:24) – È rientrata da poco la processione del Cristo morto, prima il tronco in sughero ricoperto da velluto rosso, il coro di oltre cento elementi, tra bassi e tenori, sulle note del Miserere. Poi la bara del Cristo e la bellissima statua dell’Addolorata con il pugnale conficcato nel cuore. Emozioni intense che si rinnovano di anno in anno per un rito suggestivo che attira a Sulmona, sin dal 1827, una folla di fedeli. Il percorso ha toccato tredici chiese, formando una grande Croce.
Sono circa 300 le persone che danno vita alla processione del Venerdì Santo, che dunque necessita di un notevole dispendio di forze e di energie, oltre che di una organizzazione che si tramanda in generazioni. Solo il coro, diretto da Alessandro Sabatini e Mirko Caruso, comprende dai 120 ai 140 elementi, mentre 60 sono i portatori di lampioni. L’arciconfraternita della Trinità è la più antica di Sulmona, essendo stata fondata agli inizi del XIV secolo. Avendo collaborato alla costruzione della chiesa dell’Annunziata nel 1320, la confraternita ebbe il permesso di stabilirvisi, ricevendo anche un locale dove riunirsi. L’abito della confraternita è una tunica rossa stretta in vita da un cordone dello stesso colore.
Migliaia le persone a fare da stupenda cornice a una processione di penitenza che annuncia quella più attesa di domenica, quando a mezzogiorno la statua della Madonna si libererà dal lutto per correre verso il Cristo risorto.