SULMONA – Prima gli arresti domiciliari e da ieri l’obbli di firma con l’accusa di tentato omicidio per Giuseppe Incani. L’operaio 53enne di Pratola Peligna, difeso dagli avvocati Vincenzo Margiotta e Stefano Di Nino, è accusato di aver provato ad uccidere il compagno della sua ex fidanzata con un martello da carpentiere dal manico lungo un metro.
I fatti risalgono al 4 luglio scorso quando la vittima va a prendere la compagna per scortarla a casa, dopo vari atti persecutori messi in atto dall’uomo. I due, ad un certo punto si accorgono di essere seguiti. Prima da un amico dell’imputato e poi da lui stesso, che sarebbe sbucato all’improvviso da un’altra auto in sosta con fari spenti, brandendo un grosso martello da carpentiere. Avrebbe agitato l’arma in aria, provando a sferrare diversi colpi, secondo il racconto della coppia, tutti evitati dalla prontezza della vittima, che rimedia comunque un colpo di striscio alla testa. L’aggressione viene interrotta dall’intervento di alcuni ragazzi che si trovavano sul posto.
Da qui l’avvio delle indagini e la richiesta della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di Incani, da parte del pubblico ministero Stefano Iafolla. Richiesta prima accolta dal giudice per le indagini preliminari Marco Billi nella sua ordinanza, perché “l’episodio è soltanto l’ultimo di una serie di atti persecutori posti in essere dall’indagato”. Poi, da ieri, su istanza dei due legali, l’uomo non è più agli arresti.
“Il processo documenterà l’assenza di volontà e di comportamenti materiali da parte del nostro assistito di uccidere – precisano Margiotta e Di Nino – condizione necessaria per la qualificazione del fatto contestato”.
Da qui la richiesta di scarcerazione accolta proprio ieri, dopo che in un primo momento era stata rilevata “l’elevata pericolosità sociale dell’indagato e un pericolo di reiterazione del reato”.