RAIANO – Bandi di finanziamento lunghissimi, fondi annunciati e mai arrivati, danni da cinghiali. Sono in ginocchio gli agricoltori del Centro Abruzzo e a secco le casse del Gal Abruzzo italico Alto Sangro.
Per questo allevatori e agricoltori del territorio sono pronti ad una class action contro la Regione per gli indebitamenti a cui sono costretti e la mancata partenza dei progetti di rilancio del comparto, dovuta al Piano di sviluppo rurale rimasto al palo.
“Sono 48 i milioni di euro a disposizione dalla Comunità europea e solo 25 sono stati impegnati e non assegnati – fa notare Vincenzo Margiotta, presidente del Gal Abruzzo Italico Alto Sangro – la Regione però ha diviso i contributi fra aziende con investimenti superiori o inferiori a 500mila euro, questo ha generato un divario incredibile fra granai anziende, che poco hanno a che fare con l’agricoltura è che si sono divise in otto circa 12 milioni di euro, e piccoli allevatori che aspettano invano i fondi per ricomprare trattori o altro”.
L’ultimo contributo della Regione è arrivato nel 2015 e sono tre anni che l’ente è latitante costringendo le aziende a fare i salti mortali. Le aziende che scelgono il biologico hanno bisogno dei contributi perché si abbassa la quantità della produzione. “La vicenda sta mettendo in ginocchio moltissime aziende che stanno praticando una pratica virtuosa – aggiunge Margiotta – Si tratta di decine e decine di migliaia di euro. Questo ci spinge a ricorrere all’indebitamento bancario”.
Altro versante è quello del Gal, coi fondi del Psr (Piano di sviluppo rurale), che non arrivano per la mancanza dei bandi regionali da tre milioni di euro per la misura a favore dei Gal da spendere entro il 2020, con le somme che vanno impegnate entro l’anno. “Ad oggi non saremo in grado entro 31 dicembre di documentare le misure di spesa – prosegue Margiotta – perdendo questo importante contributo, che non è una misura grandissima, ma che potrebbe generare investimenti per sette milioni di euro rilanciando il comparto”.
”Prima i bandi hanno sempre funzionato e con tempi celeri, ora è assurdo, che ci dicano che la Regione non ha personale”, aggiunge Fausto Ruscitti (presidente cooperativa Ansape).
Altro problema restano i danni da fauna selvatica, che stanno determinando l’impossibilità, da parte degli agricoltori locali, di coltivare il mais che viene, quindi, acquistato altrove, soprattutto all’estero. “Siamo pronti a una class action – conclude Margiotta – e invitiamo tutti gli agricoltori a contattarci, non possiamo permettere che il settore agricolo, caratterizzante per il territorio, possa scomparire”.
Da qui la decisione di avviare una class action contro la direzione dell’assessorato regionale all’Agricoltura fra i circa 100 agricoltori e allevatori della Valle Peligna.