SULMONA. ”Chiudere il tribunale di Sulmona, malgrado abbia dimostrato seppur con una carenza d’organico del 36% di attestarsi al quinto posto nella classifica d’efficienza nelle statistiche del ministero, rappresenterebbe un grosso danno, oltre che una beffa, non solo per i lavoratori che si sono prestati unendo spirito di sacrificio ad abnegazione ma per l’intera comunità che lo accoglie”. Lo afferma Mauro Nardella, sindacalista Uil, che riarma la battaglia per la salvaguardia del Palazzo di Giustizia, il cui mantenimento rientra gia’ nel contratto di governo pentaleghista.
Lo afferma Mauro Nardella, sindacalista Uil, che riarma la battaglia per la salvaguardia del Palazzo di Giustizia, il cui mantenimento rientra gia’ nel contratto di governo pentaleghista. Una speranza che si riaccende con il governo giallo-verde, guidato dal premier Giuseppe Conte, con la Uil che e’ convinta che l’esecutivo riuscira’ a salvare i tribunali. ”L’ottimo lavoro svolto dai dipendenti sotto l’egida del presidente del tribunale Giorgio Di Benedetto ed attraverso l’utilizzo delle tecnologie informatiche – rimarca il sindacalista – ha dimostrato che cosi’ facendo si risparmierebbe molto piu’ che dando seguito alla logica distorta degli accorpamenti. E siamo solo all’inizio visto che molto di piu’ si riuscira’ a fare attraverso l’implementazione del progetto Capograssi e che siamo sicuri dara’ man forte alla telematizzazione del processo penale. Ancora piu’ irresponsabile rappresenterebbe il fatto se non si tenesse conto delle distanze visto che Sulmona con i suoi 112 km si ritrova al primo posto, tra le sedi che si vogliono sopprimere, dal tribunale accorpante. Cosa dire poi – sottolinea Nardella – della presenza di un carcere tra i piu’ importanti d’Italia ed in procinto di divenire, con la realizzazione di un plesso capace di ospitare almeno 200 detenuti in piu’ rispetto agli attuali 500, uno dei piu’ rappresentativi d’Europa? Ci auguriamo che quanto esposto portino il neo ministro Alfonso Bonafede ed il Governo Conte, cosi’ come tra l’altro annunciato nel loro programma, a rivedere le politiche di revisione della geografia giudiziaria contribuendo a mantenere non solo aperta l’attuale struttura ma addirittura potenziandola proprio in quelle parti attualmente mancanti e che abbisognano delle prima menzionate integrazioni.