In sciopero della fame contro la strada chiusa

SULMONA. La vicenda che sta vivendo Francesco De Chellis, giovane proprietario del ristorante sito in localita’ Fonte Romana, ci spinge a credere che la Valle Peligna non sia un luogo per giovani (e non solo).

Francesco, dopo essersi laureato e aver maturato esperienze lavorative fuori dalla Valle Peligna, ha fatto una scelta coraggiosa, quella di sviluppare e radicare la propria vita nella sua terra d’origine. Il giovane ristoratore, come tanti altri ragazzi, ha cercato di mutare la frustrazione – derivante dalle condizioni in cui  intrappolato il territorio peligno e dalla difficoltà di trovare un lavoro gratificante che dia senso e ossigeno alla propria esistenza – in azioni costruttive. Ha deciso di cercare vicino alla sua Pacentro il percorso verso un’occupazione dignitosa, avviando un’attività di ristorazione sostenibile e poco impattante, che valorizza una struttura preesistente, nel duro contesto dell’Abruzzo interno e montano. Nonostante cio’, Francesco ha scoperto, il 24 aprile, che ogni strada d’accesso alla sua attivita’ era stata sbarrata senza preavviso. Che i suoi clienti non potevano piu’ raggiungere un ristorante che avevano gia’ prenotato da tempo. Che questo diventava accessibile solo a piedi o in elicottero. E che, d’improvviso, lui e i suoi collaboratori si ritrovavano nell’impossibilita’ di continuare un progetto in cui avevano investito energie e speranze.

Francesco ha deciso allora di iniziare uno sciopero della fame fino al momento in cui sara’ certo che la strada verso Fonte Romana sia riaperta.

E’ una vicenda, quella di Francesco, che racconta della malagestione, dell’incuria e dell’abbandono totale in cui versano le aree interne, periferiche e di montagna:

la Provincia, svuotata negli anni di risorse, ha smesso di preoccuparsi delle condizioni in cui versano le strade che utilizzano tutti i giorni i suoi abitanti;

la Regione, presa dalle luci della ribalta di un Masterplan fatto di grandi opere e impianti di risalita, se ne infischia delle condizioni in cui versano le piccole infrastrutture che fanno la qualita’ quotidiana delle nostre esistenze;

la Valle peligna si ritrova strozzata dalla mancanza di solidarietà tra le istituzioni locali.

A quest’ultimo riguardo basta osservare un dato: l’altroieri, durante la contestazione contro la chiusura della strada regionale 487 e della provinciale 54, erano assenti diversi rappresentanti istituzionali della Valle peligna. Il Sindaco di Sulmona, ad esempio, non c’era. L’Assessore regionale alle aree interne? Non pervenuto.

Il comprensorio peligno non e’, dunque, un paese per giovani (e non solo). Ma non a causa dei suoi giovani, troppo spesso additati ingiustamente come fannulloni. La Valle peligna non  un paese per giovani a causa di una politica latitante, presente solo per le sfilate davanti alle telecamere. Una politica che non gioca piu’ il suo ruolo, che scarica troppo spesso le scelte politiche sui funzionari/dirigenti amministrativi (come nel caso della Biblioteca regionale del Centro Servizi Culturali di Sulmona). Una politica che ha scelto la via della spoliazione dei servizi essenziali (come le tristi vicende del Tribunale e dell’Ospedale peligni – e non solo peligni – dimostrano).

Come AltreMenti auspichiamo che i rappresentanti votati dai cittadini, almeno questa volta, trovino una soluzione all’incresciosa situazione che sta vivendo Francesco, e non solo lui: la condizione di quelle strade riguarda noi tutti e rappresenta un danno collettivo al turismo di montagna e del parco. Di piu’, ormai le strade di tutta la regione, dall’Alto Sangro fino al Gran Sasso teramano, versano in condizioni terribili. Ne abbiamo abbastanza delle grandi opere mirabolanti (come il progetto Toto per la strada dei Parchi), vogliamo le buche riempite, la manutenzione ordinaria fatta per davvero, le strade della nostra vita quotidiana curate e percorribili!

La scelta tra gli interessi privati dei cementificatori e gli interessi diffusi degli abitanti non e’ più rinviabile. Vogliamo una politica delle piccole opere, della cura quotidiana, degli interventi costanti e ragionati. Vogliamo una politica che si occupi di chi vive in Abruzzo, dei suoi diritti e dei suoi bisogni. 

Noi continueremo ad esprimere la nostra solidarieta’ fattiva a Francesco e a non arrenderci in questa piccola, grande battaglia che parla del diritto a vivere degnamente nell’Abruzzo interno, periferico e montano.

La nostra resistenza e la nostra resilienza di abitanti consapevoli sono il seme che riporterà vita nella nostra preziosa terra”.

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