Intervista ad Aldo Ronci sul Punto nascita di Sulmona

Quale è il suo punto di vista su questo delicato problema?

La lotta contro la chiusura del Punto Nascita e quella per la riclassificazione dell’Ospedale di Sulmona come Ospedale DEA di 1° livello devono essere parallele e inscindibili perché solo la loro presenza permette al Centro Abruzzo di avere i servizi sanitari che devono essere assicurati a tutti i cittadini Italiani e che fanno parte dei cosiddetti servizi essenziali (Sanità, Istruzione e Trasporti).
Da notare che nel Centro Abruzzo nel 2013 le nascite sono state 471 mentre nel 2017 sono state appena 379 per cui in quattro anni le nascite hanno subito una flessione di ben 92 neonati che in valori percentuali corrisponde a -20% valore doppio al decremento medio nazionale dell’11%.
La causa dell’altissima flessione delle nascite è data dallo spopolamento del territorio che nello stesso periodo ha registrato una flessione pari a 5 volte quella italiana.

Quindi il Punto Nascita va inquadrato in un più vasto concetto di sviluppo del Centro Abruzzo?

Esattamente, per il Centro Abruzzo la disponibilità dei servizi sanitari, assieme ai servizi scolastici e ai trasporti, contribuisce ad aumentare il benessere dei residenti e costituisce la pre-condizione per l’innesco dello sviluppo locale in quanto garantisce il permanere della popolazione e incrementa l’attrattività dei territori.
Il declassamento e il depotenziamento dell’Ospedale di Sulmona, descritti prima:
• costituiranno un ostacolo per qualsiasi strategia locale di sviluppo perché renderanno incerte e insoddisfacenti le prospettive di vita degli individui che risiedono o vorranno venire a risiedere in questi territori;
• comporteranno, per i residenti nel Centro Abruzzo, un peggioramento della qualità della vita e li costringerà a spostamenti lunghi, defaticanti e costosi verso l’Ospedale dell’Aquila;
• determineranno un progressivo ulteriore spopolamento e una crescente emarginazione del Centro Abruzzo.

Da cosa dipende il tentativo di declassamento dell’ospedale di Sulmona e qual’è un possibile rimedio?

Il decreto Lorenzin prevede per i presidi ospedalieri di I livello un bacino di utenza compreso tra 150.000 e 300.000 abitanti, requisito che il Centro Abruzzo, con i suoi 68.000 abitanti, non ha. Purtroppo ci troviamo di fronte a un tipico taglio lineare.
È assolutamente necessario lottare per far capire in tutte le sedi che un bacino di utenza standard non può essere lo stesso nei territori della Pianura Padana o del Tavoliere delle Puglie e nei comuni che sono in zone montagnose e con bassa densità abitativa.

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