Furbetti del cartellino, l’inchiesta che attende giustizia da due anni

SULMONA – A due anni esatti dall’inchiesta dei furbetti del cartellino, con le immagini dei dipendenti comunali di Sulmona al bar, al mercato o con più cartellini da timbrare durante l’orario di lavoro che hanno fatto scandalo in Italia, resta un vago ricordo l’inchiesta. Le indagini, fatte dalle fiamme gialle, che le memorie difensive e gli avvocati degli iniziali 102 imputati, poi scesi a 49 e infine a 24 avvisi di garanzia e solo 9 rinvii a giudizio, hanno smontato senza perdenti. Per gli altri quindici dipendenti raggiunti da avviso di garanzia, la procura chiederà l’archiviazione. Decisive sono state le memorie difensive presentate dagli indagati, soprattutto dai dipendenti comunali che lavorano nella sede decentrata della ex caserma Pace che hanno puntato tutto sul fatto che le assenze contestate non erano altro che spostamenti quotidiani necessari per raggiungere palazzo San Francesco, sede centrale del Comune. Si è chiuso anche il fronte amministrativo con la citazione a giudizio di 18 dipendenti comunali da parte della Procura della Corte dei Conti. Per altri sei, ai quali era arrivato l’invito a dedurre da parte del procuratore generale della magistratura contabile aquilana Erika Guerri, è stata decisa l’archiviazione parziale.

Ferma, o meglio mai partita, la parte disciplinare dell’inchiesta, con l’incarico affidato alla dottoressa Kranz che è stato revocato anzi tempo e l’Ufficio procedimenti disciplinari – costituito dalla giunta a febbraio – che poco o nulla ha fatto finora. Anche perché è probabile che nulla si potrà più fare dal punto di vista disciplinare visto il tempo trascorso. Due anni, ovvero 24 mesi, ovvero 370 giorni. Tanti, troppi.

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