“Gentile Redazione, ho letto diversi articoli su questa testata che avevano per tema comune la vostra proposta di “commissariare“, “aiutare a casa loro”, ecc. il Consiglio comunale di Sulmona.
Ebbene mi sono chiesto, avendo voi dato a disposizione questo spazio, cosa aspettano i cittadini sulmonesi a scendere in piazza?
Perché tacere un disagio che è sempre più diffuso, perché nascondere il crescere delle loro preoccupazioni di fronte a una Amministrazione che non governando genera preoccupazione e inquietudine.
Non ci sfugge che manifestare pubblicamente non faccia parte del dna delle cosiddette maggioranze silenziose. E sappiamo bene come la loro tendenza sia quella di occuparsi non di politica ma della politica, cercandone i favori, magari sottobanco.
Tuttavia, ammesso (e non concesso) che il vecchio sistema della delega in bianco collettiva e dell’ammiccamento individuale nel passato abbia pagato, ora le cose sono cambiate.
L’inquietudine che serpeggia ha molte buone ragioni, tuttavia finora si è tradotta più in rassegnazione che in sdegno e protesta.
Occorre dunque alzare i toni e irrobustire le maniere. Prima di tutto perché la città vive una fase di forte recessione in tutti i campi. In secondo luogo perché c’è bisogno di una opposizione seria, pensante e propositiva, che non c’è”.