Snam, via libera del Governo anche al gasdotto

SULMONA – Il governo ha dato il via libera all’unanimità al gasdotto Snam, che con la mancata intesa aveva di fatto bloccato anche la costruzione della centrale Snam di Case Pente a Sulmona. Calpestate in un soffio le battaglie dei Comitati ambientalisti che da 15 anni si oppongono all’opera, perché ritenuta dannosa e inutile.

Ed è stato proprio il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani a rappresentare la necessità e l’urgenza di questa struttura chiedendo a tutti i suoi colleghi ministri di approvare il punto in questione, che è stato approvato senza ulteriori condizioni. Proprio come fece il suo predecessore Roberto Cingolani quando a dicembre 2016 – a Camere già sciolte – regalò al territorio il via libera alla centrale.

Il presidente Marsilio in Consiglio dei Ministri ha rappresentato le istanze provenienti dal territorio e le criticità che sono state espresse nel tempo, ripercorrendo il lungo e travagliato iter di quest’opera. Al termine dell’incontro ha chiesto al Governo, e per tramite del Governo alla Snam, di assumere tutte le necessarie misure compensative a seguito della realizzazione dell’opera. È stato quindi ribadito che l’opera in sé non serve all’Abruzzo, che riceve gas sia da nord che da sud, ma si tratta di un’opera strategica per l’intera nazione.

”La Regione Abruzzo prende quindi atto della scelta del Governo italiano, secondo il principio di leale collaborazione istituzionale – interviene il governatore Marco Marsilio – e si adopererà per facilitare il rapporto con il territorio, anche con suggerimenti tesi a mitigare l’impatto dell’opera”.

Il tubo, dovrebbe essere ultimato nel 2027 (si spera ben lontano dalle emergenze energetiche attuali), per essere “spento” probabilmente nel 2050.

Era il 26 ottobre del 2011 quando la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati approvò la risoluzione con cui si impegnava il Governo a disporre la modifica del tracciato del mega gasdotto Brindisi-Minerbio di 687 km e ad “escludere la fascia appenninica al fine di evitare sia gli alti costi ambientali che deriverebbero, sia l’elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuto al rischio sismico che metterebbe a dura prova la vulnerabilità della condotta”. Dopo i Comuni, le Province e il Consiglio Regionale d’Abruzzo era stata la volta del massimo organo elettivo dello Stato italiano: il Parlamento.

IL PROGETTO

Metanodotto Brindisi-Minerbio:

Lunghezza: 687 chilometri (divisi in 5 tronconi, alcuni dei quali già posizionati), tocca tre regioni, Abruzzo, Umbria e Lazio. 

Il tracciato dovrebbe attraversare i seguenti comuni in Abruzzo: Sulmona, Pacentro, Pratola Peligna, Roccacasale, Corfinio, Collepietro, Navelli, Caporciano, San Pio delle Camere, Prata d’Ansidonia, Fagnano Alto, San Demetrio ne’Vestini, Poggio Picenze, Barisciano, L’Aquila, Pizzoli, Barete, Cagnano Amiterno, Montereale, in Provincia di l’Aquila; Popoli (Pescara).

Centrale di compressione del gas:
Superficie centrale 12 ettari, divisa a metà fra area verde e impianti
Turbocompressori meccanici 3, da 11 megawatt l’uno e da 25 metri per 12, alti 1

Caldaie 3

Camini 1, alto 14 metri

Strutture montate 4 metri al di sotto del livello della strada e incassate in cabinati

Energia prodotta 75 bar

Emissioni di ossido di azoto 18 chilogrammi all’ora

Emissioni di monossido di carbonio 24,5 chilogrammi l’ora (secondo Snam).

L’iter autorizzativo; 

risale al 2004, quando dopo l’ottenimento di un primo requisito di pubblica utilità nel 2004 (poi decaduto per decorrenza dei termini), il procedimento è andato avanti a grandi passi. Fino all’avvio della fase istruttoria del 5 agosto del 2010, con relative modifiche al tracciato,  e al via libera, seppur con alcune riserve, del sette ottobre 2011 della Commissione nazionale di valutazione di impatto ambientale. Fino al decreto ministeriale del 7 marzo 2012, con cui i ministeri dell’ambiente dei beni culturali hanno dato il via libera a centrale e metanodotto. A giugno 2011, poi, il nuovo decreto di pubblica utilità del ministero dello sviluppo economico.

Sul metanodotto e la centrale, inoltre, pendono un ricorso alla Commissione europea ed un’interrogazione di un deputato spagnolo al parlamento europeo.

Il procedimento è andato avanti a grandi passi, ignorando il sisma del sei aprile 2009 e l’opposizione dei vari comuni interessati, con Sulmona in testa. A cui bisogna aggiungere l’operato dei Comitati cittadini per l’ambiente che hanno coinvolto nella loro battaglia molti movimenti aquilani e di fuori regione.

I motivi principali del no degli ambientalisti sono legati alla tutela dell’ambiente e della salute, oltre che del patrimonio architettonico e paesaggistico; a cui si sono aggiunti quelli di sicurezza per le varie zone sismiche coinvolte. 

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