“Il bisogno di scrivere nasce spontaneo, non è qualcosa che va ricercato a tutti i costi e a tuo piacimento. Un bisogno che viene da dentro, che ti prende totalmente e che d’improvviso si libera. Devi solo imparare ad ascoltarlo, se ha voglia di parlarti, e magari sono le tre del mattino”. Così Mario De Santis in una delle sue precedenti pubblicazioni. Ho potuto constatare, a mia volta, che è profondamente vero e innegabile. Incaricato, dallo stesso Mario, di redigere una nota introduttiva al suo ultimo lavoro “La Galleria”. Ho avuto dalle sue stesse mani, in un’afosa mattina d’estate, copia dattiloscritta del suo romanzo. L’ho lasciato li, su di un ripiano, dove lo avevo adagiato al mio rientro a casa per oltre una ventina di giorni. Avevo il pensiero di dover assolvere all’impegno preso. Però non mi scattava la molla interiore, l’ispirazione giusta, la concentrazione per capire cosa fosse questa “Galleria” e in quale, eventuale, sbocco ci avrebbe condotto. Finchè un pomeriggio di fine luglio il “bisogno” è scattato irrefrenabile ed urgente. Tanto che tutto d’un fiato, pagina dopo pagina, ho sfogliato e letto con trasporto e coinvolgimento emotivo la storia, la parabola umana di Massimo e Monia, i protagonisti principali. Ma anche di Lara, di Davide, di Bianca, di Giacomo, di nonna Rosina e nonno Gaetano.
Le alterne vicende di una vita, di un’esistenza, sognata, vissuta, immaginata con un suo epilogo drammatico, tragico e crudele, ma che nelle intenzioni dell’Autore vuole, anche, essere una sorta di riaffermazione di vita attaverso il sacrificio e la rinuncia al dono più prezioso che abbiamo ricevuto: venire, essere al mondo, la vita stessa. È il racconto di paure vissute nell’affrontare, attraversare una immaginaria “galleria” con tutte le ansie, i patemi, le paure che questo comporta.
Scritto in modo fluido ed accattivante, si tratta di un vero e proprio “affresco”che diventa una gigantesca descrizione, quasi un’epopea, di volti, persone, situazioni, nomi, luoghi dell’anima che emozionano e coinvolgono il lettore in prima persona, toccando le corde del cuore fino ad arrivare ai meandri più nascosti e profondi del suo animo. Anche attraverso note autobiografiche, momenti di un vissuto semplice ma intenso e autentico, portatore di valori veri e profondi, Mario ci guida e accompagna in cerca di luce, oltre e fuori da questo insidioso “tunnel-galleria” che è il sempre difficile, controverso, bello, brutto, faticoso ma sempre affascinante “mestiere” di vivere. Riusciamo, attraverso Massimo, a ricordare, riscoprire o scoprire mondi e situazioni vissute e in molti di noi ancora vive e presenti.
Perche’ ricordare è vivere o rivivere quello che è stato e immaginare e sognare anche quello che avremmo voluto essere e fare, ma non ci è stato possibile realizzare.
ENNIO BELLUCCI