Spazio Ovidio, apre e chiude in una giornata l’ennesima scatola vuota in città

SULMONA – Prese a vista e fili elettrici scoperti, pittura sui vetri non puliti, muri nemmeno imbiancati per le scale e controsoffitto incompleto ad incorniciare tubi e sottotetto. Non si capisce davvero perché sia stato deciso di inaugurare oggi quello che da cinque anni a questa parte dovrebbe essere il museo dedicato ad Ovidio. Nel giorno del Dies Natalis del poeta sulmonese, infatti, l’apertura e chiusura (tutto nella giornata di oggi) ha più il sapore della beffa che del regalo.
Gli spazi dell’ex monastero di Santa Caterina in via Angeloni sono l’ennesima scatola vuota, un altro spazio in città (come ce ne sono tanti altri, Annunziata, Santa Chiara, foyer, Comunità Montana, palazzo della Provincia) senza destinazione definita e soprattutto privi di una vocazione imprenditoriale in grado di fare soldi con la cultura.
Così i visitatori stamattina sono entrati incuriositi, alla ricerca di qualcosa da vedere. Peccato, che oltre i lavori non ultimati e discutibili su alcune cose (come la pavimentazione scelta e i bagni con piastrelle che vanno di moda e che sarebbe stato preferibile lasciar andare), non ci sia nulla.
Di ultimato c’è solo un bancone bar con led a correre sulla struttura color wenge (questo fortunatamente già passato di moda) e con sedute anche queste molto “fashioniste”.
Purtroppo sul colore una volta modaiolo del bar devono aver pesato da un lato i lavori ultimati nel 2017 (cioè cinque anni fa),  e dall’altro i 250mila euro messi a disposizione dalla Camera di Commercio.

Questo al piano terra, dove ci sono anche una sala dedicata ai bambini, e la parte delle sedute del bar che affacciano sul bellissimo chiostro interno, rovinato da un orribile locale dedicato agli impianti tecnici, da cui sbuffa la caldaia direttamente sulle piante. Fronte chiostro è stato allestita la Ovidii taberna, curata dalla giornalista Chiara Buccini, che però non ha trovato spazio nella locandina dell’evento di oggi, voluto dall’assessore alla Cultura Emanuela Ceccaroni, per cercare una destinazione per questi spazi.
Salendo le scale non imbiancate, con tracce e tubi in vista, si arriva al piano primo: qui l’immancabile sala conferenze e poi un grande corridoio che conduce ad una serie di stanze, un paio delle quali arredate con librerie stile Ikea (dall’aspetto molto inflazionato e abbastanza cheap) e tavoli e sedute più moderni, con layout tecnologico e con una parvenza di design.
Per il resto il vuoto e l’eco di un progetto, quello del Bimillenario Ovidiano del 2017, che è stato una delle tante occasioni perse da questa città e un’eterna incompiuta come proprio la struttura che doveva ospitarne l’essenza.
Non c’è traccia alcuna, per ora, dopo cinque anni, di quel “museo-non museo”, che avrebbe dovuto condurre il visitatore alla scoperta del poeta e della sua epoca, in un vero e proprio viaggio nel tempo. Allestiti in modo embrionale al piano terra una ludoteca-biblioteca ed una videoteca-sala proiezioni, mentre al primo piano non ci sono mostre ed esposizioni multimediali che avrebbero dovuto condurre il visitatore alla scoperta del poeta dell’amore e della sua epoca.

Alla base del progetto c’è un accordo tra Camera di commercio, che ha redatto il progetto esecutivo, e il Comune che ha provveduto ad un primo bando per l’acquisto del materiale d’allestimento e a cui ora tocca la fase più difficile, quella dell’affidamento in gestione ad un privato o ad un’associazione.

Il progetto della struttura porta la firma degli architetti Luciano Del Boccio, Michele Tataseo e Emilio Cianfaglione, coadiuvati dal collega Maurizio Paolantonio per l’allestimento interno e dal geometra Luigi D’Alessandro.

Sono ben 1.100 i metri quadrati di spazi in via Angeloni su due piani, con chiostro e giardino da gestire. Lo Spazio Ovidio si trova al primo piano dell’ex convento Santa Caterina (500 metri quadri) con 11 stanze e una sala conferenze.

La Camera di commercio ha contribuito con 250mila euro, mentre il Comune con circa 100mila in aggiunta al milione e 300mila euro spesi per la ristrutturazione. Sono nove le ditte che dovranno terminare i lavori del terzo e ultimo lotto per un importo di 175.642 euro. La realizzazione, dopo un precedente stop causato dalla rinuncia di due ditte alla prosecuzione dei lavori, ora sembra subire un nuovo stallo, sotto lo sguardo sempre più perplesso di Ovidio.

 

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