SULMONA – Continua a far discutere il questionario sulla pedonalizzazione che l’amministrazione sottoporrà ai cittadini fino al 25 novembre sulla pedonalizzazione del centro storico.
L’impossibilità di dare più risposte ad una stessa domanda e l’incapacità di controllare che stesse persone ne compilino più di uno (sia online che cartaceo) per difetti di costruzione dello strumento non convince nemmeno i consiglieri di minoranza Maurizio Balassone (Sbic) e Fabio Pingue che presentano una nota di carta intestata Sulmona bene in comune.
“Se le intenzioni sono buone, il metodo è del tutto sbagliato e, anzi, può persino essere controproducente – rilevano i due – Sulla questione della pedonalizzazione del centro storico e più in generale sul metodo di democrazia partecipata non ci si può affidare all’improvvisazione, perché la partecipazione presuppone un metodo scientifico come ci ha detto la professoressa Lina Calandra, associata dell’università dell’Aquila ed esperta nel settore, nell’incontro che SBIC ha organizzato il mese scorso e che il sindaco e la maggioranza tutta hanno pensato bene di disertare. Il questionario ci sembra riduca la complessità di una questione, come quella della vita nel centro storico, a sei domande rigidamente formulate a nostro giudizio con la mancanza di un‘idea di base, un’idea guida.
La partecipazione, come abbiamo dimostrato nel nostro incontro e nel dibattito che ne è seguito, ha bisogno di professionalità, su cui pure SBIC, lo scorso anno, con un emendamento al bilancio, aveva chiesto di investire.
Solo le professionalità sono in grado di formulare correttamente le domande e in grado di tirar fuori dalle risposte e dal quadro conseguente le reali necessità, i bisogni più veri, anche se non direttamente palesati, tanto da poter esser letti e interpretati come veri e cogenti da chi possiede gli strumenti intellettuali e le relative capacita professionali.
Non certo poche domande somministrate senza alcuna base statistica e scientifica e che espongono al rischio di falsare completamente il sentire della cittadinanza.
Il questionario è cosi misero nella sua articolazione e cosi riduttivo che per esempio tralascia completamente un dato fondamentale della fase delle interviste e cioè il fattore umano e la possibilità, da parte dell’intervistatore, di articolare le domande e di interagire con l’intervistato e con quello che man mano viene fuori dall’intervista.
E’ vero che questo è un processo lungo e complesso ma la buona politica e la buona amministrazione hanno bisogno ogni volta di andare al cuore del problema e cercare le soluzioni più appropriate, anche se queste potrebbero costare qualche spot in meno”.