SULMONA- In provincia di L’Aquila si fuma di più rispetto a tutte le altre aree d’Abruzzo. I fumatori, tra i 18 e 69 anni, sono 21.500, una percentuale del 30,56 %, superiore alla provincia di Teramo (29,83), Pescara (26,31) e Chieti (24.31) oltreché alla media regionale (28,8) e nazionale (26%). I risultati sono il frutto di un’indagine su un campione di popolazione di oltre 1.000 persone, condotta dalla Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila, tra il 2014 e il 2017, nell’ambito del sistema di sorveglianza ‘Passi’. Autore dello studio, coordinato dalla dr.ssa Cristiana Mancini, è il servizio epidemiologia e sanità pubblica della Asl, diretto dal dr. Enrico Giansante. L’obiettivo è quello di monitorare il fenomeno e realizzare attività specifiche di prevenzione. L’indagine, condotta con interviste telefoniche, rientra nei programmi di prevenzione sui fattori di rischio relativi a comportamenti connessi all’insorgenza delle malattie croniche non trasmissibili.
Una media di 20 sigarette al giorno. Dallo studio emerge che sono dedite alle ‘bionde’ 3 persone su 10 tra i 18 e 69 anni che rappresentano il 31% della popolazione della provincia. Nel territorio, in media, il numero di sigarette fumate al giorno è 13 ma il 27% delle persone succubi del vizio supera le 19 sigarette al giorno.
Tra 25-34 anni abitudine più diffusa. La fascia d’età in cui più alto è il consumo di tabacco è 25-34 anni (43%). Molto elevato è il numero di fumatori anche nella popolazione più giovane. Tra 18 e 24 anni, infatti, la percentuale tocca il 38% e va abbassandosi gradualmente nella fasce anagrafiche successive: è del 35% tra 35-49 anni e si riduce al 23% tra 50-59 anni.
Il profilo del patito di nicotina. Quale l’identikit del fumatore che si può trarre da questi dati? Tracciarlo non è semplice perché varia in base adiversi fattori: genere, età e condizioni socio-economiche. Tuttavia, all’interno della eterogenea platea dei fumatori (estremamente variegata) ricorrono più frequentemente alcuni elementi: il genere maschile, la giovane età, l’etnia straniera e, sempre in senso ampio, una condizione economicamente e culturalmente svantaggiata.
Pochi riescono a smettere. All’interno del territorio della Asl provinciale di L’Aquila, sempre tra il 2014 e il 2017, hanno tentato di sconfiggere l’assuefazione alla nicotina 4 fumatori su 10 nei 12 mesi precedenti il sondaggio-intervista della popolazione. L’esito è stato molto negativo a giudicare dai dati: solo l’8% ci riesce (e non del tutto), restando senza sigaretta per più di 6 mesi.
Riaprono i centri antifumo. Per contrastare il fenomeno del tabagismo laAsl ha già programmato la riapertura dei centri antifumo all’Aquila, Avezzano e Sulmona. I servizi si avvarranno di specialisti affiancati da infermieri e psicologi. La riattivazione dei centri antifumo, per la quale sono già disponibili risorse finanziarie regionali, è prevista nei primi mesi del prossino anno, tra gennaio e febbraio.
I danni all’organismo. Oggi in Italia il tabacco costituisce la prima causa (evitabile) di morte prematura. Nella popolazione dai 30 anni in su il fumo provoca circa 80.000 morti l’anno: il 24% di tutti i decessi tra i maschi e il 7% tra le femmine, con oltre 1 milione di anni di vita potenziale persi. La dipendenza dalla nicotina causa l’insorgenza di numerose patologie croniche, in particolare oncologiche, cardiovascolari e respiratorie, oltre a numerosi altri disturbi.